Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky denuncia il rifiuto della Russia ad un cessate il fuoco, cosa che secondo lui “complica la situazione” nel raggiungimento del piano di pace voluto da Donald Trump dopo l’incontro di ieri con Putin. “Vediamo che la Russia sta respingendo i numerosi appelli al cessate il fuoco e non ha ancora deciso quando smetterà di uccidere – le sue parole sui social network -. Questo complica la situazione. Se non è disposta a eseguire un semplice ordine di cessare le ostilità, potrebbero essere necessari importanti sforzi per spingere la Russia a voler attuare qualcosa di molto più importante: la coesistenza pacifica con i suoi vicini per decenni”.
“Questo pomeriggio accoglierò Volodymyr Zelensky a Bruxelles. Insieme parteciperemo alla Coalizione dei Volonterosi”. Lo afferma la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen su X. La riunione è in programma in videoconferenza oggi alle 15 alla vigilia del viaggio del presidente ucraino alla Casa Bianca per discutere con Donald Trump dei risultati dell’incontro in Alaska con Vladimir Putin. “Su richiesta del Presidente Zelensky – aggiunge von der Leyen – domani parteciperò all’incontro con il presidente Trump“. Hanno confermato la propria presenza anche la premier Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente finlandese Alexander Stubb. Ci sarà anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte.
La premier Giorgia Meloni è rientrata oggi a Roma e nel pomeriggio , parteciperà alla call della Coalizione dei volenterosi per fare il punto della situazione.
Trump e Zelensky parleranno direttamente del piano domani alla Casa Bianca. Un incontro al quale sono stati invitati anche gli europei. Pur contrario alla cessione di territori, il leader ucraino volerà a Washington disposto a trattare. Zelensky – secondo indiscrezioni – si opporrebbe alla richiesta di Putin di cedere il Donetsk e il Lugansk in cambio di un congelamento della linea di combattimento nelle regioni sud di Kherson e Zaporizhzhia. Ma alla Casa Bianca il presidente ucraino è pronto a intavolare un dialogo sui territori, tema che è disposto a trattare anche in un confronto trilaterale con Trump e Putin. Un vertice che potrebbe esserci se il bilaterale andrà bene. L’incontro di Zelensky con Trump si presenta comunque difficile, e non solo per la delicatezza degli argomenti da trattare. Fra i due i rapporti sono sempre stati altalenanti e il ricordo dello ‘scontro’ nello Studio Ovale di febbraio è ancora impresso nella memoria. Per Zelensky non ci fu – e probabilmente non ci sarà neanche lunedì – il tappeto rosso srotolato per Putin ad Anchorage, né le parole di lusinga del Trump ‘showman’ andato in scena con il leader del Cremlino, fra stretta di mano, B2 in volo e complimenti.
“La Russia è una grande potenza”, ha detto il presidente dopo l’incontro con lo zar. A Zelensky in febbraio disse invece “non hai le carte”. Alla Casa Bianca Zelensky (e forse gli europei se decideranno di esserci dopo l’ennesima riunione dei Volenterosi alla quale parteciperà anche Giorgia Meloni) cercherà di capire cosa abbia spinto il presidente americano a cambiare idea sul cessate il fuoco, sul quale si era detto d’accordo con gli europei.
Il tycoon era infatti entrato al vertice dicendo che non sarebbe stato contento se non ci fosse stata una tregua subito. Ma ne è uscito ‘sposando’ la posizione di Putin. Il leader del Cremlino si è infatti sempre dichiarato contrario a un cessate il fuoco, preferendo un accordo di pace in grado di affrontare – come ha detto anche accanto a Trump – le “cause profonde” del conflitto, che per lo zar includono l’esistenza di un’Ucraina indipendente, sovrana e allineata con l’Occidente. Perseguire direttamente una pace, inoltre, favorisce la Russia perché le consente di continuare la guerra mentre si svolgono i colloqui per una soluzione globale. Per la pace Putin ha chiesto non solo territori, ma anche il russo lingua ufficiale in Ucraina e sicurezza per la chiesa ortodossa. Richieste che gli europei hanno ascoltato da Trump prima di ribadire il loro sostegno a Kiev e il loro impegno a continuare il pugno duro contro Mosca, anche con ulteriori sanzioni, se il conflitto non si fermerà. Per Trump invece il capitolo sanzioni è per il momento accantonato: pur avendole sventolate in più occasioni, il presidente ha detto chiaramente che per ora non se ne parla più, come per l’ipotesi di dazi secondari contro chi acquista il petrolio russo. Una mossa per prendere tempo e vedere se la sua intesa con Putin – che il solitamente loquace Trump non ha svelato direttamente – si tradurrà in qualcosa di concreto. “Non c’è accordo finché non c’è l’accordo”, ha detto il presidente, consigliando a Zelensky di stringere un’intesa scaricando di fatto sul leader ucraino tutto il peso della decisione. “Anche se l’Alaska non è stata una Yalta 2.0”, come ha notato l’ex ambasciatore americano in Russia Michael McFaul, Trump – secondo gli osservatori – è caduto nella trappola di Putin e – come voleva lo zar – è pronto a fare di Zelensky (e degli europei) il capro espiatorio di un eventuale accordo di pace sul quale lo zar è pronto a mettere la firma.
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