L’ombra di Jeffrey Epstein continua a perseguitare Donald Trump, alimentando una saga che da settimane fa tremare la Casa Bianca. Il Wall Street Journal ha scovato una lettera scritta nel 2003 dal presidente all’ex finanziere in occasione del suo 50mo compleanno. Una missiva oscena e criptica che conferma gli stretti rapporti fra i due e che scatena l’ira del tycoon. Dopo aver cercato invano di fermare la pubblicazione, Trump ha così fatto causa al Wall Street Journal, News Corp e Murdoch in Florida per diffamazione e calunnia. Murdoch è il magnate dei media che ha ospitato solo domenica scorsa alla finalissima del mondiale di calcio fra club e che nel 2016 lo ha aiutato con la sua Fox a conquistare la Casa Bianca.
Video Trump, causa a Wall Strett Journal e Murdoch per ‘falsa’ lettera a Epstein
E’ un fake, non l’ho scritta io. Non sono le mie parole”, ha tuonato il presidente dopo che il Wall Street Journal ha pubblicato la lettera. Poi ha annunciato la causa contro il quotidiano, News Corp e il tycoon di origini australiane: “Non vedo l’ora che Murdoch testimoni. Sarà un’esperienza interessante”, ha detto sul suo social Truth. Per cercare di fare chiarezza Trump ha anche ordinato alla ministra della Giustizia, Pam Bondi, di divulgare “qualsiasi testimonianza pertinente del gran giurì, previa approvazione della Corte”, riferendosi alle carte del caso Epstein. Bondi ha assicurato che intende procedere senza esitazione ma, secondo gli osservatori, le chance che il giudice consenta di pubblicare testimonianze e documenti presentati a un gran giurì sono molto limitate. Inoltre, affermano i critici, anche nel caso che il giudice autorizzi la diffusione del materiale, si tratterebbe solo di una piccola parte dei documenti raccolti dall’Fbi e dal Dipartimento di Giustizia negli anni. Documenti già in possesso dell’amministrazione che, volendo, potrebbero essere diffusi.

Epstein in una foto d’archivio
La furia di Trump non ha risparmiato neanche i democratici, che il presidente accusa di aver creato la “bufala Epstein”: “Se c’era una prova schiacciante su Epstein, perché i democratici, che hanno controllato i dossier per quattro anni e avevano” il ministro della Giustizia Merrick Garland e il direttore dell’Fbi James Comey “al comando, non l’hanno usata? Perché non avevano nulla”. La lettera – con la sagoma di una donna nuda e la firma Donald come peli pubici – è piovuta su una Casa Bianca che da giorni non riesce a gestire e contenere le polemiche sul caso Epstein. Il mondo Maga si è rivoltato contro l’amministrazione chiedendo trasparenza e respingendo seccamente le conclusioni dell’indagine della giustizia americana sull’ex finanziere. Conclusioni secondo le quali non esiste una ‘lista clienti’ di Epstein, morto suicida in carcere. Trump, prima con toni calmi poi perdendo la pazienza, ha più volte cercato di convincere i suoi sostenitori ad abbassare i toni e ad avere fiducia in lui. Le sue parole sono però cadute nel vuoto, almeno fino alla pubblicazione della contestata lettera.
Video Trump: ‘Documenti su Epstein? Una bufala creata dai Democratici’
Se i media americani lodano il ‘coraggio’ del Wall Street Journal, che non appare spaventato dalla causa e che in molti si augurano faccia muro in tribunale più di quanto fatto da Cbs, i fedelissimi di Trump capitanati da Steve Bannon si sono ricompattati intorno al presidente vittima – sostengono – delle fake news. “Finalmente siamo in offensiva. Trump ne ha avuto abbastanza e ora sta attaccando i suoi veri nemici”, ha detto Bannon ai microfoni di Cnn. La lettera “è totalmente falsa, non riflette il linguaggio di Trump”, gli ha fatto eco la cospirazionista di destra alleata del tycoon Laura Loomer, che nei giorni scorsi aveva chiesto la nomina di un procuratore speciale per far luce sul caso. “La lettera sembra falsa”: il contenuto “non sembra essere qualcosa che Trump direbbe”, ha messo invece in evidenza Elon Musk, l’ex first buddy che però continua ad incalzare l’amministrazione chiedendo la pubblicazione di ulteriori carte sull’ex finanziere, insinuando che in quei documenti ci sia anche il nome di Trump, così come quello di Bannon.
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